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21 gennaio 2014

Numeri della legge elettorale di Renzi: un problema di democrazia

Renzi parla e tutti sono in religioso silenzio. Renzi ce l'ha fatta un'altra volta: ha messo d'accordo Berlusconi, Alfano (che nicchia sulle liste bloccate, ma molto più probabilmente aspetta la conta dei voti alle europee) e Scelta civica. Ha perso l'appoggio di parte del proprio partito, ma tanto quelli sono i dalemiani/bersaniani di ferro che non si convertono neanche sulla via di Damasco...ops, di Firenze!
Bravo Renzi! Grande Renzi! Ma...

Ma c'è un problema: siamo d'accordo che ''il posto fisso è monotono'' è una frase altamente opinabile e qualcuno aggiungerebbe malinconicamente ''magari vivessi nella monotonia!'' eppure questa legge elettorale rischia di monotonizzare il Parlamento. In che senso?
Facciamo due conti:
Dall'ultimo sondaggio presentato in televisione questa sera (20/01/2014 a Piazzapulita su La7) queste sono le intenzioni di voto degli italiani:

Partito Democratico..................33,0%
Movimento 5 Stelle...................21,0%
Forza Italia................................20,0%
Nuovo Centrodestra....................5,5%
Lega Nord...................................3,5%
Unione di Centro.........................2,5%
Sinistra e Libertà.........................2,0%
Fratelli d'Italia.............................2,0%
Scelta Civica...............................1,0%
Altri partiti..................................9,5%
Totale intenzionati a votare.........61%
Astenuti.......................................24%
Indecisi........................................15%

Spicca il dato del PD saldamente in testa in solitaria oltre i trenta punti percentuali. Ma quel 33,0% non è in termini assoluti, bensì in termini relativi, pertanto se mettiamo in termini assoluti i risultati sarebbero:
Partito Democratico..................20,13%
Movimento 5 Stelle...................12,81%
Forza Italia.................................12,20%
Nuovo Centrodestra....................3,05%
Lega Nord...................................2,14%
Unione di Centro.........................1,53%
Sinistra e Libertà.........................1,22%
Fratelli d'Italia.............................1,22%
Scelta Civica...............................0,61%
Altri partiti...................................5,80%
Astenuti..........................................24%
Indecisi...........................................15%

Oh, finalmente abbiamo una migliore idea di quali sono le proporzioni vere della rappresentanza politica in Italia perché calcolata in termini assoluti. Improvvisamente vediamo che il numero degli astenuti è sorprendentemente maggiore di quello di qualsiasi altro partito, paradossalmente nonostante ci vogliano far credere che le maggioranze sono nette e preponderanti e soprattutto coagulate attorno ai tre partiti maggiori, nonostante ciò scopriamo che il vero partito che vincerebbe le elezioni è quello dell'astensione, è il partito di quelli che nell'offerta politica che sembra essere tanto varia non sono rappresentati da nessuno. Tra l'altro vince con un distacco di ben 4 punti percentuali.

Facciamo una seconda considerazione: se sommiamo agli astenuti il dato degli altri partiti abbiamo come risultato un imbarazzante 29,8% di persone che non sono rappresentate dall'attuale offerta politica parlamentare. Facciamo un ultimo calcolo, e qui si chiarisce dove voglia andare a parare il discorso: sommiamo al numero degli astenuti e a quello dei micropartiti, alias partiti extraparlamentari, il valore in termini assoluti di tutti i partiti non raggiungono in termini relativi, non dico la soglia dell'8% come se andassero da soli alle elezioni, ma la soglia del 5%  ipotizzando che si apparentino e si presentino alle elezioni dentro ad una coalizione. Il risultato, mirabile dictu, schizza al 36.505% che è ben oltre una volta e mezzo (1,813 per la precisione) il numero dei votanti di quello che, secondo il sondaggio, è il primo partito d'Italia e la cosa inquietante è che il dato è in crescita. La domanda che si pone adesso è vogliamo proprio perseguire questa strada per cui se non vendi le tue idee (e anche qualcos'altro) a Berlusconi, D'alema o Renzi, per citarne alcuni, non hai possibilità di avere nemmeno un rappresentante di opposizione?

E' vero che la microframmentazione ha portato ad un sacco di problemi in Parlamento di instabilità politica sia del Governo sia del Parlamento stesso che nell'opinione dell'italiano medio si è trasformato in una palude al posto che essere il centro e il motore dell'attività dello Stato. Ma questo è un problema della legge elettorale o dei politichetti da quattro soldi che nel ricatto politico ci sguazzano e che soprattutto noi italiani non riusciamo a evincere dalla classe dirigente del Paese? E' un problema di forma o di sostanza? Se è un problema di sostanza la cui risoluzione viene demandata alla legge elettorale allora dobbiamo essere consci che stiamo dando una valenza morale alla legge. È compito della legge elettorale valutare a priori quali idee abbiano più diritto di sedere in Parlamento o il suo compito è meramente di essere uno strumento tecnico per stabilire, date determinate scelte di voto, chi deve governare e chi deve avere una rappresentanza anche se non determinante per la tenuta del Governo e chi deve stare all'opposizione?

La risposta pare ovvia, eppure una legge elettorale con questo tipo di soglie non deve e non può risolvere un problema, oserei dire, strutturale perché non è il suo compito, ma soprattutto non garantisce un ricambio partitico efficiente. Con questa legge elettorale si afferma che ci sono partiti, e quindi idee, migliori degli altri solo perché è capitato storicamente che in questa situazione assolutamente contingente, e incostituzionale, si trovano a sedere in Parlamento questi partiti con queste maggioranze già consolidate. Cioè si calcificano questi partiti e questo establishment garantendo loro un monopolio o, meglio, un oligopolio monopolistico e aconcorrenziale che però nei numeri di fatto non hanno.
Con questa legge elettorale si santifica il principio del più forte che per sbaglio, per meriti non suoi (perché della storia del Pd e antesignani si può dire tutto, ma non che la bilancia del merito penda dalla parte positiva, prova ne sia la situazione di declino in cui ci troviamo oggi) si è trovato in posizione dominante. Il che è prepotenza, non democrazia. 

Che ci debba essere un limite all'ingresso e un minimo di coagulazione è indubbio, ma non è compito della legge elettorale risolvere questo problema tagliando le funi della nave politica e lasciando sulla banchina chi non è salito in fretta e furia svendendo qualsiasi cosa pur di avere un biglietto.
L'unico passo in questo senso è stato fatto, strano a dirsi, da Veltroni quando decise, cosa poi rimangiata subito per tenersi buoni gli ex e i post comunisti, di andare al voto da solo, sapendo di perdere, ma sfidando a fare lo stesso. Quella è la via politica ad un bipolarismo vero e non qualcosa di artificiale come quello imposto dalla legge elettorale.
Da ultimo non mi è chiara una cosa: sarà l'ora tarda, sarà che sono tonto, ma non capisco perché una soglia del 5% non permetta il ricatto da parte dei partiti minori nei confronti del governo. E questo sia nel caso di una maggioranza con 53% dei seggi sia nel caso più roseo di 55% di seggi, per me resta un mistero matematico inspiegabile.


Fabrizio Venturini

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