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23 gennaio 2014

Le teorie antieuro smontate con il buon senso - 2

Seconda puntata: Un padre debosciato


Il buon padre di famiglia, si diceva. Cerchiamo di vedere come si comporta costui.
Tutti i mesi cerca di accantonare una cifretta per le emergenze e per dare un futuro a sé e ai propri figli e magari ne usa una parte per abbattere i debiti che ha contratto per avviare la propria attività o per comperare un’abitazione.
Per fortuna in Italia ce ne sono tanti, di buoni padri di famiglia, forse è per questo motivo che nonostante un tasso di disoccupazione giovanile alle stelle, i nostri ragazzi e ragazze hanno ancora un tetto sulla testa. La famiglia si conferma l’unico “ammortizzatore sociale” realmente funzionante in questo paese. Ma questo è un altro discorso.
Torniamo al padre di famiglia buono e “rigoroso” che cerca di non spendere mai di più di quel che porta a casa. Secondo alcuni noi stiamo morendo di “rigore”. Sì avete capito bene! Il comportamento del buon padre sarebbe dunque sbagliato e rischierebbe di condurci alla rovina. Mai sentito nulla di più assurdo! Purtroppo tutti i giorni qualcuno si suicida per debiti ma io non ho mai sentito di nessuno che si sia tolto la vita perché ha gestito i propri danari in maniera “rigorosa”.

Anche chi non chiede di uscire dall’Euro chiede perlomeno che Bruxelles allenti le briglia del rigore. Di base costoro pensano di curare il debito pubblico creandone altro. Raccontano la vecchia storiella degli investimenti statali che creerebbero magicamente posti di lavoro. Investimenti statali e conseguente crescita impediti dai “cattivoni di Bruxelles” che ci vogliono magri e al servizio della cancelliera. Forse si sono dimenticati che questo modello esisteva e ci ha portato qui. Tiro a indovinare. Forse non hanno la memoria abbastanza lunga per ricordare quanti danni ha prodotto la Cassa per il Mezzogiorno e quanti danni sta ancora producendo l’italico “Capitalismo di Stato” che pare ci costi 23 miliardi di Euro l’anno che finiscono in una sorta di pozzo di San Patrizio. E poi evitano accuratamente di dirci dove prenderebbero tutti i soldi che servirebbero per finanziare questi investimenti pubblici.


Ci sono solo due strade possibili, visto che i tagli alla spesa costoro non li contemplano: altre tasse oppure una bella patrimoniale. Le solite vecchie ricette che hanno portato al disastro. I critici del rigore che chiedono di sforare il famigerato tetto del 3% vogliono continuare a incrementare la spesa pubblica, vogliono che lo Stato si continui a comportare come ha sempre fatto. Non come il “buon padre di famiglia” ma come il padre disgraziato che la sera va a ubriacarsi al bar, a donne e magari anche a fare un pokerino con gli amici e che per finanziare il suo stile di vita debosciato si indebita finendo per chiedere soldi a prestito a questo o a quello. Questo è quello che fa lo Stato Italiano da svariate decine di anni, lo Stato Italiano infatti ha debiti pari a 1,34 volte la ricchezza che il paese produce (PIL), lo Stato Italiano si sta spianando la strada verso la Grecia. Non si può prevedere quanto tempo ci voglia per arrivarci ma è certo che se non si inverte la rotta ci si arriverà ed è anche certo che questo paese avrà un futuro sempre più grigio e senza speranza.


La mia povera nonna mi diceva sempre: “la colpa è una bella donna, ma nessuno la vuole”. La sua saggezza contadina mi sembra si applichi bene agli antieuro e ai loro difensori tutti impegnati a fornire un alibi al padre disgraziato invece che a guardare negli occhi la verità.


Non ci sono oscuri complotti, non c’è sovranità monetaria, non c’è stampa di carta straccia che tenga, non ci sono rimedi magici che ci possano ridare il benessere perduto; c’è solo uno Stato mangione, sprecone e dissennato che per finanziare sprechi, clientele e corruttele da decine di anni scientificamente si indebita e da decenni scientificamente opprime i propri cittadini con uno dei regimi fiscali più vessatori e arroganti del mondo: la pressione sulle piccole e medie imprese, il cuore della nostra economia, sfiora infatti il 70%.

Tale Stato va sottoposto a una drastica cura dimagrante; invece di belare di redditometri vari e meccanismi stile “grande fratello” per controllare gli evasori (che peraltro hanno dato risultati scarsissimi), farebbero bene ad applicarlo allo Stato il redditometro. I cittadini hanno infatti innumerevoli, quotidiane dimostrazioni di dove finiscono i soldi delle loro tasse.
A questo punto normalmente si alza una canea vociante, i Barnard, i Cuperlo, i Fassina, i Landini di turno, che punta il proprio ditino accusatorio e tuona: “ sono le solite ricette neoliberiste che hanno dato la stura alla crisi mondiale, la spesa pubblica non può essere tagliata perché ciò intaccherebbe lo Stato sociale”. Bene! Quindi ne deriva che secondo costoro il finanziamento pubblico ai partiti, ai giornali, alle radio, le auto blu, i mega stipendi dei politici e dei burocrati di Stato, i finanziamenti a fondo perduto alle aziende pubbliche, le pensioni d’oro, i milioni d’euro che vengono gettati nel pozzo senza fondo delle controllate, delle municipalizzate e delle chi più ne ha più ne metta sono STATO SOCIALE. Bene!

Io penso che queste siano stupidaggini! Penso che sia vero il contrario, penso che grazie ai tagli allo spreco potremmo migliorare lo Stato sociale, diminuire le tasse, favorire gli investimenti e i consumi producendo così quel lavoro di cui abbiamo bisogno disperato e iniziando così a diminuire il debito; questa è l’unica strada da percorrere. Non è un rimedio magico alla Beppe Grillo, ciò che è stato distrutto in 40 anni di malgoverno non si mette a posto in 40 giorni, lo dico chiaro. La strada è lunga e in salita, ma è l’unica a meno che non si voglia continuare a sprofondare.

Ci vediamo alla prossima puntata con la quale inizierò a entrare più nel merito delle teorie dei nostri profeti di sventure.

Gabriele Galli, su gentile concessione de il Resto del Declino (ilrestodeldeclino.it)

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