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12 maggio 2014

Rivoluzionari Veri

Trilogia delle battaglie per i valori assoluti (cap.III)

Alle volte capita a tutti noi di sentirci pesanti per colpa del fardello che ci portiamo sulle spalle. Come uno zaino enorme, simile a quelli che si usano per le escursioni e i campeggi. Una sacca piena di conoscenza, esperienza, vita vissuta, sogni, pensieri, un pizzico di mal di vivere, la gioia di alcuni momenti indimenticabili, lo stress della giornata odierna, la consolazione di pensare che domani andrà meglio. Una cartella piena del nostro passato che ci schiaccia la schiena e molte volte questa pesantezza ci riduce, di sera, a sprofondare in poltrona. Ma fuori dalla finestra di casa c’è troppo buon vino da bere per starsene seduti in salotto, annichiliti da ciò che siamo stati. Quindi il mio proposito di oggi sarà quello di cercare qualcosa che tutti possiamo buttare via per alleggerire lo zaino e poter quindi mescere il vino.

La cosa del nostro passato che oggi, noi Italiani, dovremmo buttar via è il totalitarismo nascosto in noi.
Intendo quello che dobbiamo ancora perdere, quello di odore fascista e che tuttora ci accompagna. Signori è questo che dobbiamo sforzarci di buttare via, il fascismo latente.  Il fascismo latente che accompagna gli italiani e in cui io rivedo uno dei problemi fondamentali di molti partiti. Ora la domanda giusta è: ‘Perché pensi che nel 2014 il popolo Italiano sia ancora un po’ totalitarista?’ E la risposta giusta è: ‘Perché è così.’  Ha dei residui, delle scorie tossiche, che si sono infiltrate nella sua mentalità e si sono mimetizzate perfettamente.   

Mi sono accorto di una di esse poco tempo fa, quando sentii, non ricordo bene su che mezzo d’informazione, che i partiti e gli italiani hanno bisogno di un leader forte.  Questa è una delle bugie più grosse che abbia mai sentito, perché gli italiani non hanno bisogno di un leader forte, loro vogliono un leader forte, che è cosa ben diversa. Si sentono persi, impauriti, stremati dalla crisi. Molti non capiscono, perché non hanno gli strumenti per capire, il complicato mondo dei giochi politici, o le reti di imbrogli e finissimi nodi della legge, oppure  i moti vorticosi e i flussi virulenti dell’economia. Davanti a questo sentimento che può essere accomunato solo all’angoscia terribile, lenta e corrosiva, molti  smarriti vogliono un leader forte che gli dica: ‘Hey tranquillo, adesso ci penso io’ .  Sapete perché questo è pericoloso? Perché i capi forti tranquillizzano, ma imbrigliando la volontà delle masse, le fanno restare nella propria ignoranza e le impigriscono, le allontanano dalla politica indirettamente, dato che chi vota il grande capo si fida di lui e lui sa già quello che deve fare, tu votandolo hai già fatto quello che potevi. Fine del tuo compito. Il grande capo da risalto, ma allo stesso tempo oscura il partito, infatti il suo gruppo di appartenenza politica diventa irrilevante nell’opinione pubblica, del resto a un grande generale spettano grandi poteri decisionali e detto questo cosa volete che contino i sottoufficiali rispetto a lui.  Quindi si parla sempre di lui, poche volte di quelli  che gli stanno dietro. Sulle ombre c’è poco da descrivere.

I grandi leader, per essere carismatici si presentano, poi, come salvatori, come persone che cambiano il giro, amplificando all’inverosimile il potere reale delle proprie soluzioni. Sono figure teatrali, animali da palco. Che dipingono un eden con le parole e poi vi dicono: ‘Se mi votate lo potete avere anche voi.’ Cari lettori avete notato che qua quelli che prendono più voti sono i partiti dei grandi leader? Sicuramente sì. Spero che insieme a questo abbiate notato anche che ai grandi capi non vanno a genio le persone che non vanno d’accordo con loro, all’interno del proprio gruppo politico.  E’ quasi scontato che mettano nei posti di rilievo strategico persone a loro favorevoli, che cerchino di portare a se persone a loro sfavorevoli e caccino da se chi, con volontà inamovibile, dà loro contro. Difficile in queste condizioni offrire il ricambio politico, necessario per combattere la disonestà, visto che la politica, per funzionare bene deve essere un mare scosso dalla tempesta. Nella tempesta le acque non imputridiscono mai.

E ora ditemi che, desiderare e sperare nell’entrata in politica di una persona del genere, non è una malcelata scheggia di fascismo che c’è rimasta nello zaino. Toglierla sarebbe da veri rivoluzionari, farsi abbindolare da essa no di certo. Per fortuna esiste, in questo paese, un partito che è privo di questo cancro e potete votarlo tutti quanti!

Questo partito è Fare per Fermare il Declino che non ha un leader forte e questo è uno dei più grandi pregi di  Michele Boldrin. Egli stesso non si concepisce come tale, infatti, come più volte ha ricordato, lui si definisce un traghettatore. Il marcare la temporaneità del suo ruolo toglie rigidezza alla sua figura e permette allo stesso tempo di percepire che all’interno di questo partito ci sono molte altre persone competenti quanto lui, in grado di ricoprire il suo ruolo. In questo modo permette al partito di crescere e proliferare, di rimanere attivo e vivace. Tratta il suo partito come un buon padre di famiglia, che vuole vedere suo figlio crescere sano, forte, e ricco di meriti. Non ha nessun interesse a metterlo in ombra e farsi potente servendosi di lui. Michele Boldrin non è un leader forte, ma lui è il leader di cui l’Italia ha bisogno. Chiaro, lucido, competente e non assetato di potere.
Se tra voi c’è qualcuno che vuole essere un rivoluzionario vero, cominci a togliere qualcosa dal suo zaino e votare per l’unico partito da ribelli. Fare per Fermare il declino.



Francesco Guidorizzi

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