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9 maggio 2014

Di Start-up, Pizze e Pazzi

Ovvero
La figura dell’imprenditore secondo Briatore

Sono di recente incappato (casualmente, non fatevi strane idee, non leggo Repubblica!) in un video contenente uno spezzone della conferenza che Briatore ha tenuto presso l'Università Bocconi. Egli, dall’alto della sua esperienza di Manager di Successo, da consigli a degli implumi ed innocenti bocconiani su come fare impresa.  Bisogna star sul concreto, sostiene, senza ‘ste menate di “start-up”, imprese innovative, idee originali. Fate quello che fanno tutti! Fate delle pizze! Che, se fallite, almeno ve le mangiate (sic).

Con un po’ di amarezza, ho pensato a quello che succede oltre oceano, dove i manager vanno nelle università a dire alla loro futura classe dirigente: “Siate affamati, siate pazzi!”. Là, il manager è visto come colui che guida, che riesce a vedere quello che gli altri non vedono, e riesce a creare ricchezza concretizzando  le sue idee e le sue visioni. In Italia, se vuoi avere successo, ti dicono di stare nel gregge, che chi si allontana è il primo ad essere abbattuto! Mettiti sotto l’ala di Mamma Stato e ciuccia dalla sua mammella, piuttosto, o vendi patacche ai tedeschi! Se dobbiamo scommettere su quale società sarà quella con un tenore di vita migliore, quale pensate che sia? Quella con l’imprenditore di tipo “Steve Jobs” o quello di tipo “Flavio Briatore”?

Sarebbe scorretto, ed ottuso, prendersela con Briatore. Alla fine, lui è semplicemente testimone del mondo e del tempo in cui ha vissuto. E ci mostra, senza esserne la causa, i problemi di una grossa parte della nostra classe dirigente: il cinismo ottuso, il realismo cialtrone che sfocia in rassegnazione e disincanto. Questo è il prodotto, in larga parte, di ciò che l'Italia è stata, politicamente ed economicamente, fra gli anni 70 ed 80, quando lui si è formato. Perché essere innovativi e proattivi, se il modo migliore di avere successo non è essere migliore di chi ti sta sopra, ma essergli fedele? Perché intraprendere iniziative rischiose, quando il modo migliore di fare i soldi è intercettare una parte delle mazzette che il “pentapartito” distribuisce? Perché cercare la qualità, quando il modo migliore per piazzare i propri prodotti è approfittarsi delle svalutazioni della liretta? 

Ancora prima della giustizia lenta, la burocrazia, le tasse, gli speculatori, la Merkel, gli Immigrati, è proprio questa mentalità ad essere un peso per il nostro paese. Il considerare l’entusiasmo alla stregua dell’ingenuità, l’intraprendenza una forma di eccentricità.

...ma è tutta colpa dell’Euro.


 Giandomenico Ciccone

6 commenti:

  1. beh, sicuramente se una strada banale porta risultati più certi e redditizi, sarebbe persino sbagliata non consigliarla. sarebbe invece compito dello stat agevolare la formazione di percorsi alternativi. perchè ovviamnete il non banale è la spezia della vita, anche sente spesso non di gran successo. perchè alla gente interessa soddisfare solo i bosogni primari

    marco ajello

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  2. Polemica inutile. Sulla figura di Briatore ci sarebbe da discutere, ma il messaggio non lo considero sbagliato a priori. Quante start-up di successo (redditizie intendo) conoscete?

    Il dibattito sulle start-up è diventato tanto imperante da far scordare ai giovani Italiani che si può fare impresa, e quindi soldi, anche con imprese più legate al territorio e ai bisogni primari.

    Saluti,

    FG

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  3. Start Up o niente... quindi meglio niente!
    E nel caso la start up funzionasse servono i pizzaioli per dare da mangiare agli "startisti" e imprese di pulizie per pulire il laboratorio, e elettricisti per dare luce al laboratorio, e meccanici e autisti per le auto e i furgoni per consegnare i prodotti...

    La frase di Briatore ricorda la mano invisibile di Adam Smith, dove ognuno persegue il proprio specifico interesse e ne guadagna la società intera. E di lavori e mestieri ce ne sono migliaia, antichi come il mondo, sebbene alcuni siano più sexy e vanno sotto il nome di start up.

    Pensa a quello che dice Zingales sulla "Superstar Economy" e "the winner takes it all"; per avere successo con le start up devi essere disponibile a perdere molto più spesso di quanto potrai vincere.
    Qualcuno potrebbe essere più avverso al rischio oppure riesce a fare bene anche in settori estremamente tradizionali.
    Uno dei settori in cui Briatore ha avuto successo è l'intrattenimento per facoltosi... più tradizionale di così!

    P.S.
    Briatore non ha niente a che fare con l'Italia del pentapartito... negli anni 80 lui era in USA con una scuderia in formula Indie, tornato in europa si è basato a Londra e le sue attività erano solo basate in Italia.


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    1. chiedo scusa... volevo dire "solo in parte basate in Italia"

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  4. Concordo sul fatto che non sia necessaria la Start- Up di prodotti innovativi o meno, se l' idea é di fare pizze in un posto dove sono richieste e non c'é concorrenza va bene pure questo in fondo lo scopo di fare business é raggiunto e poi onestamente non tutti sono in grado di fare cose innovative quando buona parte dei concittadini riesce a fare quelle classiche così e così! o portare innovazione tecnologica nelle aziende esistenti, senza contare i problemi che ci sono a livello amministrativo di tempi, permessi, asl ecc... solo per aprire un bar ad esempio, detto tra noi FARE IMPRESA innovativa o meno spetta a chi ci si vuole impegnare e come Impresa il rischio é 50% che vada bene come il 50% che vada male, ricordandosi che in Italia rispetto all' America chi fallisce và sul CRIF viene protestato, non può più aprire conti in banca ecc..... quindi a volte certi paragoni tra questi due paesi non calzano.
    E per ultimo le imprese innovative mediamente sono di servizi ma senza una buona parte di economia che produce beni reali i servizi a chi si vendono ?

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    1. Finalmente, qualcuno parla di FALLIMENTI......I falliti,che sono protetti dallo stato per mezzo della casta degli avvocati, sono la maggior causa,del fallimento delle aziende vere.
      America CRIF. Noi IT,abbiamo l'abitudine di copiare sempre il peggio dagli altri. non so' se mi spiego.

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