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3 gennaio 2014

Italy Cry...sler ?

"Un operazione di questo tipo è destinata a restare scritta sui libri di storia". Questo è stato il commento a caldo dell'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne dopo la chiusura dell'operazione di acquisizione del 100% delle quote del gruppo di Detroit Chrysler, a seguito dell'accordo col sindacato americano UAW.

Il gruppo della famiglia Agnelli ha quindi ultimato ieri l'altro l'acquisto del restante 41,5% del gruppo statunitense ancora in mano a VEBA TRUST per una somma pari a 4,35 miliardi di dollari. La prima tranche da 3,65 miliardi di dollari verrà divisa in due parti: la prima pari a 1,7 miliardi sarà versata da Fiat già al closing dell'operazione mentre la seconda , che ammonta a 1,9 miliardi consterà in un'erogazione straordinaria a tutti i soci VEBA da parte di Chrysler Group. La seconda parte del pagamento consisterà invece inquattro ulteriori versamenti annuali, pari a 700 milioni di dollari sempre da parte di Fiat.

Commentando quindi l'operazione nel suo complesso, viene da affermare che le strategie applicate da Marchionne hanno portato il gruppo torinese ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo in termini di costi, tutto sommato moderati se pensiamo a quanto Daimler e il fondo Cerberus avevano sborsato tempo fa per l'acquisto dell'80% del gruppo di Detroit (rispettivamente 36 miliardi e 7,4 miliardi di dollari).
Altra, ma non certo trascurabile, questione riguarda il possibile destino del gruppo Fiat in Italia, ora che Marchionne ha ottenuto il possesso della totale liquidità di Chrysler.

Ci si chiede infatti se ora il nostro paese  diventerà solamente un polo periferico per quanto riguarda la produzione industriale e gli investimenti che negli Stati Uniti per svariate ragioni, una su tutte la pressione fiscale sul lavoro, sono senza dubbio agevolati, oppure se anche Fiat Italia possa trarre beneficio da una possibile, ma ancora non certa, quotazione in borsa del gruppo Chrysler che potrebbe far recuperare una discreta liquidità.

Nel primo caso, se Marchionne "tradirà" il bel paese, le responsabilità sono certamente da imputare sia ad una casa automobilistica ben poco riconoscente verso uno Stato italiano che ha sempre provveduto a oliarne i meccanismi anche in situazioni societarie molto precarie, sia allo Stato stesso che avrebbe potuto evitare sin dalla notte dei tempi , di intervenire coi soldi dei contribuenti in soccorso di un'azienda in crisi.
Queste quindi le possibilità che si presentano dopo questa rilevante operazione finanziaria; Marchionne presenterà ad Aprile il piano industriale di Fiat e allora sapremo di più.


Nicolò Guicciardi 

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