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4 febbraio 2014

Liberali: uniti o si muore!

Se, come diceva Freak Antoni ai tempi degli Skiantos, in Italia non c'è gusto ad essere intelligenti, dagli ultimi spostamenti tattici nello scacchiere politico pare che non ci sia nemmeno più un gran gusto ad essere liberali nel bel paese.

Risale infatti a qualche giorno fa la notizia che il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ha dichiarato il fallimento (chiaramente per mera convenienza personale e del suo partito) del progetto centrista, annunciando il suo ritorno in coalizione con il polo berlusconiano e mettendo in luce la sua straordinaria e innata abilità nella prostituzione politica.

Se i sondaggi non tradiranno le aspettative, sembra infatti assai possibile che una legge elettorale come l'Italicum e, di conseguenza, l'ingenuità di Matteo Renzi nel siglare l'accordo al Nazareno con il Cav, compromettendo seriamente l'eventuale alleanza con Sinistra Ecologia e Libertà, rischino di consegnare per l'ennesima volta il governo nelle mani di Berlusconi e dei suoi alleati, tra cui spiccherebbe probabilmente anche Angelino Alfano.

Premesso che si sta facendo in buona parte fantapolitica, visto che le certezze arriveranno solo a spoglio delle schede completato, uno scenario di questo tipo sarebbe una doccia gelata per l'elettorato liberale che si riconosce grossomodo in forze come Fare, Scelta Civica, oramai svuotata della parte popolare, e Centro Democratico. Esse si ritroverebbero con percentuali ridotte al lumicino e, anche se alleate ad uno dei due poli, fuori dal parlamento visto il non raggiungimento della soglia di sbarramento del 4,5% per i partiti in coalizione e dell'8% per quelli che corrono da soli.

L'unico modo per fare sorridere questa fetta di elettori sembra quindi inevitabilmente la creazione di un partito unico che racchiuda tali forze politiche e un solido leader, visto che gli italiani si dimostrano geneticamente legati all'uomo solo al comando, che guidi il "partito che non c'è” al fatidico traguardo dell'8%. Solo così si potrà evitare di morire democristiani.


Nicolò Guicciardi

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