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3 febbraio 2014

Le teorie antieuro smontate con il buon senso - 4


Quarta puntata: Balle spaziali, l'uscita dall'Euro e il fondo salvastati


Manifestazione in Argentina
<<Kristina, oggi non mangio per venire a dirti:
"Ipocrita e Corrotta!">>
In questa ultima puntata parliamo dei benefici che, dicono gli antieuro, ci deriverebbero dall’uscita dalla moneta unica. Liberarci dall’infido giogo dei vincoli di bilancio europei, riappropriarci della sovranità monetaria, svalutare e stampare moneta a più non posso renderebbe i prodotti italiani i più competitivi del mondo e in un sol colpo ripianeremmo il debito pubblico (Ah, no! Quello non esiste per loro!) e ciò ci renderebbe ricchi, ricchissimi. Come no! Dopo i fuochi d’artificio c’è la banda, dicono a Igea Marina la notte di Ferragosto.
Finito lo spettacolo, cerchiamo però di tornare con i piedi per terra e vedere se questo è proprio vero. Molti di voi avranno sufficiente memoria dell’Italia pre-Euro per ricordarsi che non era poi questo Eden di ricchezza. In quell’Italia si poteva svalutare e stampare moneta, in quell’Italia l’inflazione era in doppia cifra, in quell’Italia c’era la scala mobile, in quell’Italia il pentapartito, grazie a queste politiche, ingigantiva enormemente la fossa del debito pubblico.
Ne deriva che i nostri eroi che si spacciano per il nuovo che avanza in realtà sono i portabandiera delle solite vecchie ricette le quali ci hanno condotto sul ciglio del baratro. Insistendo su di esse non si può che finirvi dentro.


Prima di addentrarci nel baratro in cui gli antieuro ci vogliono infilare vediamo invece quali sono i vantaggi che l’Euro ci ha portato e che costoro si guardano bene dal raccontarci.
L’Italia di allora, quella di Prodi, volle entrarvi a tutti i costi nell’Euro. L’ingresso nell’Euro ci costò una patrimoniale se ben ricordate. All’epoca tutti volevano l’Euro, non si trovava un antieuro nemmeno a pagarlo.
Vediamo perché. Forse che la classe politica di allora volesse ottenere tassi bassi per poter continuare a vender debito senza finire in bancarotta e continuare così a finanziare le proprie porcate? Sì è così! Infatti i 700 miliardi che ci siamo risparmiati di interesse grazie all’ingresso nell’Euro sono bellamente finiti nel maremagnum dello spreco senza portare beneficio alcuno ai cittadini. Forse che si potesse fare qualcosa di meglio con quei soldi? Sì, si poteva. Forse che ciò sia colpa della Merkel? No,non lo è!
Vediamo ora altri dati. Se si analizzano i dati economici italiani prima dello scoppio della crisi iniziata nel 2007/2008 (o è colpa dell’Euro anche quella?) essi certificano i benefici portati dalla moneta unica al nostro paese: tra il 1999 (anno in cui l’Euro, prima di diventare moneta corrente nel 2001, iniziò a essere utilizzato per le transazioni finanziarie) e il 2007, l’inflazione si stabilizzò a meno del 2%, il tasso di interesse sui titoli di Stato a lungo termine che nel 1993 era al 13% si trovò a essere al 3% nel 2006/2007; la diminuzione del tasso di interesse abbassò il debito pubblico che arrivò al 103% nel 2007, la disoccupazione scese dall’11% nel 1999 al 6% nel 2007.

Può bastare? Questi dati che fornisco che sono certificabili e controllabili, sono sufficienti a dimostrare che gli antieuro dicono corbellerie? Non lo fossero proviamo a immaginare cosa succederebbe il giorno in cui il nostro Presidente del Consiglio annunciasse che l’Italia ha in progetto di uscire dalla moneta unica. Gli aspetti tecnici di tale decisione sarebbero estremamente complicati; non sono infatti state previste procedure di uscita perché l’Euro non fu concepito come un meccanismo a porte girevoli. Pertanto bisognerebbe rinegoziare tutti i trattati internazionali relativi alla circolazione delle persone, merci e capitali. Con trattative di questo genere in corso davvero si può pensare che i risparmiatori stiano inerti nell’attesa che sui propri risparmi si abbatta la mannaia dell’inflazione e della svalutazione???? I soloni antieuro ci raccontano che basterebbe far scattare l’ora X del ritorno alla lira la notte di San Silvestro e congelare per un po’ i movimenti di capitali per evitare fughe e corse agli sportelli. Purtroppo è l’ennesima clamorosa bugia! All’ora X non ci sarebbe più nulla nelle banche, esse sarebbero già fallite. Perché le fughe e i prelievi di massa scatterebbero al momento dell’annuncio. Occorrerebbe tenere chiuse le banche per mesi per evitarne il fallimento. Vi sembra realistico? Che effetti avrebbe sull’economia una decisione di questa portata??? Se non bastasse voglio ancora far finta che costoro abbiano ragione. Ammetto che in qualche modo, che però mi sfugge, sia possibile evitare il fallimento delle banche, la corsa ai bancomat e la fuga all’estero dei capitali. Costoro dovrebbero spiegarci cosa succederebbe allo spread una volta che tornassimo alla lira. A quanto schizzerebbe? A quanto andrebbe il nostro debito pubblico? Quanti mesi ci vorrebbero per fare default? Che fine farebbero i risparmi di una vita dei nostri padri? Pensate sia davvero possibile rimpinguarli stampando carta straccia? A quanto schizzerebbe l’inflazione? I mutui sulle abitazioni contratti in Euro e ora da ripagare con la liretta stracciata farebbero finire centinaia di migliaia di persone in mezzo alla strada e le banche si troverebbero per le mani case che nessuno vuole e fallirebbero.
E la svalutazione? L’Italia è un paese manifatturiero e trasformatore sostanzialmente privo di materie prime e risorse energetiche che, in caso di uscita dall’Euro, sarebbe costretta a importare pagando con una valuta infinitamente più debole rispetto all’Euro dando luogo a un sostanziale impoverimento del paese che non sarebbe affatto, come costoro dicono, controbilanciato dall’aumento delle esportazioni. Basta dare un’occhiata ai recenti dati relativi alla bilancia commerciale del Giappone, paese che nell’ultimo periodo ha scelto di aumentare la massa monetaria in circolazione, per rendersene conto.
Davvero vogliamo una tragedia di questo genere perché non abbiamo il coraggio e il pudore di guardare in faccia alla realtà?


Purtroppo costoro non posseggono né coraggio, né pudore; le uniche abilità che hanno sono una faccia tosta incredibile e una bravura da guinness dei primati nell’uso della menzogna. Infatti hanno previsto anche il piano B. Che problema c’è? Dicono. Il debito pubblico? Basta non onorarlo! Facciamo come l’Argentina! Non paghiamo nessuno! Il default non è un problema. Basta ragionare un istante per capire che questa è l’ennesima sciocchezza. Da quel momento in poi diventerebbe impossibile rivolgersi ai mercati per finanziare la spesa pubblica. Chi compererebbe più il debito pubblico di uno Stato che non ha saputo onorarlo? E questo forse non sarebbe nemmeno il più grave dei problemi. Chi è in possesso del debito pubblico italiano? Gli stranieri? I tedeschi che ci stanno spremendo? Sì, ma solo per il 30%. Il restante 70% è così   ripartito: 10% Banca d’Italia e BCE, 42% banche, fondi comuni e assicurazioni italiane, 10% famiglie italiane, 8% altri gestori italiani. Ebbene sì signori, il 70% del debito pubblico nostrano è, a vario titolo, nelle nostre mani. Cosa succederebbe se lo Stato italiano decidesse di non onorarlo? Che andremmo tutti a gambe all’aria! Compresi i piccoli risparmiatori, gli operai e i pensionati. Risparmi investiti e bruciati in quattro e quattr’otto dal loro stesso Stato, quello in cui avevano riposto la loro fiducia e i loro risparmi. Per terminare il ragionamento, come potrebbe finanziare dunque la propria spesa pubblica uno Stato il cui debito non lo compera più nessuno? Ma è chiaro! Stampando moneta! Esattamente quello che ha fatto la presidentessa Kirchner in Argentina.
Peccato che gli antieuro dimentichino di ricordare che tali politiche hanno portato i redditi degli argentini e la ricchezza nazionale a crollare del 65% a causa di un’inflazione che pare oramai inarrestabile proiettando così il paese sudamericano verso la seconda bancarotta nel giro di poco più di 10 anni. I dati degli ultimi giorni sono purtroppo allarmanti e sembrano non lasciare speranza di ripresa al paese sudamericano. Vi sembra modello da cui prendere esempio come sostengono questi sciagurati? A me proprio no!


Veniamo ora alla quarta e ultima bugia che costoro ci propinano. Quella del fondo salva-Stati che ci starebbe prosciugando le casse pubbliche. Tesi recentemente sposate anche da alcuni pasdaran della destra nostrana in cerca dei voti dei forconi (vedi Alemanno la cui spocchia è stata dovutamente ridimensionata in diretta televisiva da Michele Boldrin). Gli antieuro e gli Alemanno di turno sostengono che avremmo devoluto, in una sorta di operazione a fondo perduto 40 miliardi di Euro, nel quadro dei programmi di abbattimento dello spread.
E’ una menzogna volgare e clamorosa. I soldi “devoluti” sono infatti 11 miliardi. Vediamo come fanno costoro a ottenere questa cifra mirabolante. Sommano contributi in conto capitale e spesa pubblica corrente come se fossero la stessa cosa. Per semplificare e evitare di entrare in tecnicismi, costoro trattano investimenti e spese alla stessa stregua. Sempre di esborsi si tratta, dicono. Ma non è vero! Chi ragiona in questo modo non potrebbe gestire nemmeno la contabilità di un qualsiasi negozio. E’ come sommare i soldi di stipendio pagati ai commessi coi soldi investiti in materiale che poi verrà venduto e creerà profitto (che nel caso del fondo salva-Stati sono gli interessi che riceviamo sui soldi che abbiamo investito). Per farla ancora più semplice è come dire che andare a Venezia e perdere 300 000 euro in una sera al casinò è la stessa cosa che investire i 300 000 euro in un appartamento da dare al proprio figlio o figlia. E’ un’idiozia clamorosa.
Non voglio tuttavia massacrarli troppo, un po’ di ragione ce l’hanno: 11 miliardi devoluti a “fondo perduto” ci sono. Vediamo ora se il fondo è poi così “perduto” come costoro dicono. Anzi voglio essere buono. Facciamo un’altra volta finta che abbiano ragione e che sia vero che i fondi devoluti dall’Italia al salva-Stati siano veramente 40 miliardi. Ve la ricordate la bolla dello spread nell’estate infuocata del 2011? Bene! Lo spread era arrivato a 650 punti base. La Bce intervenne mediante l’infido fondo salva-Sati facendo calare lo spread di 300 punti. I conti, che sono controllabili, dicono che 300 punti di spread abbattuti sono circa 120 miliardi risparmiati sugli interessi. Siamo sicuri che non ci sia convenuto mettere i 40 miliardi di Euro (che poi sono solo 11) nel fondo Salva-stati? Quanto avremmo dovuto pagare di interesse se la Bce mediante il salva-Stati non fosse intervenuta? Trovatemi un investimento che con 11 euro ve ne rende 120 e io ci metto tutto quello che ho guadagnato nella mia vita.
Oppure vogliamo davvero credere a chi ci racconta la favola che siano state le tasse di Mario Monti a rimetterci in carreggiata? La verità è che l’appartenenza alla zona Euro ci ha più volte salvati da guai peggiori rispetto a quelli, pur enormi, che stiamo vivendo. I guai che ci troviamo a vivere, differentemente da quello che ci raccontano questi profeti del nulla, derivano dalla nostra classe politica che invece di attuare le riforme necessarie ha continuato a spendere e tassare in maniera folle uccidendo lentamente ma inesorabilmente la nostra economia. La causa di tutto ha un solo nome: statalismo. È lo statalismo, di cui Barnard e compagnia sono uno dei tanti effetti collaterali, il problema dell’Italia. A uccidere l’Italia è l’idea, folle ma diffusa, che lo Stato possa creare ricchezza quando esso ne è invece solo un consumatore.
State bene e grazie di cuore per la pazienza.


Gabriele Galli, su gentile concessione de il Resto del Declino (ilrestodeldeclino.it)

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