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19 dicembre 2013

Forconi, torti e ragioni. La visione di Fare

Agicoltori, allevatori, camionisti, imprenditori, disoccupati, puntano i loro forconi metaforici (ma neanche tanto) contro i Palazzi del potere. Bloccano strade, fermano treni, minacciano negozianti per farli star chiusi, convincono poliziotti a togliersi il casco d’ordinanza. Ce l’hanno con tutti: sindacati, politici, l’Europa, ma soprattutto il governo. Grillo prova ad imbrigliarli esortando i poliziotti ad unirsi alla protesta, ma i Forconi se ne fregano anche di lui. I giornali li dipingono come pericolosi ignorantoni e la maggioranza silenziosa bloccata nel traffico continua a chiedersi: ma questi ora che diavolo vogliono?

Proviamo a fare chiarezza. Le manifestazioni partite il 9 dicembre non sono state portate avanti da un’unica organizzazione, ma da una serie di piccole sigle diverse: il Movimento dei Forconi, l’Associazione Italiana Trasportatori, Movimento Autonomo Autotrasportatori, Liberi Imprenditori Federalisti Europei (LIFE), Azione rurale Veneto, Cobas Latte, Comitati Riuniti Agricoli e NoCensura. Rileggendo il manifesto della protesta, questo magma multiforme pare compattato solamente da una rabbia comune contro: il Parlamento dei “nominati”, considerati illeggittimi dopo la sentenza della Consulta, contro la globalizzazione, che avrebbe “sterminato il lavoro degli italiani”, contro questo modello di Europa che ci avrebbe privato della sovranità monetaria. I sentimenti comuni a favore sono invece piuttosto vaghi: più democrazia e sovranità popolare. E’ forse anche per questo che il movimento si è già fratturato, tra l’ala oltranzista capeggiata dal CRA e affiancata da CasaPound, che ha “marciato” ieri su Roma e l’ala più ragionevole che raggruppa tutte le altre sigle e cerca in qualche modo di veicolare le idee attraverso il confronto con il governo e magari, in futuro, un partito. Alcune di queste sigle, prese singolarmente, avanzano diverse richieste specifiche e concrete che sono degne di considerazione: l’abbassamento delle accise sulla benzina, l’alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese, la legalizzazione delle coltivazioni OGM. Qual è dunque la posizione di Fare per Fermare il Declino sulla protesta dei Forconi? Abbiamo chiesto lumi ad un membro della Direzione Nazionale del partito, Costantino de Blasi.

De Blasi, come valuta la protesta dei Forconi?
Positivamente da un lato, perché è un segnale molto forte che viene dato alla politica. Esprime un malessere diffuso, causato da un governo che non dà risposte alle partite IVA, alle attività produttive che stanno subendo una crisi molto grave. D’altra parte, lo valuto negativamente perché mi sembra che alla protesta manchi l’elemento propositivo. Ci sono istanze molto confuse e la cosa paradossale è che si chiede più intervento dello Stato quando è lo Stato in gran parte ad aver causato la situazione in cui ci troviamo.

In un video del Corriere.it si vedono alcuni manifestanti che minacciano dei commercianti perché tengano chiusi i negozi. Fare come si pone davanti a questo tipo di condotta?
E’ molto grave: chi ha voglia di lavorare, deve aver possibilità di lavorare e l’adesione forzata ad uno sciopero è un abuso. A mancanza di lavoro si risponde con ricerca di lavoro, piuttosto che degenerare la situazione fino alle estreme conseguenze. Pensare che i partiti che ora stanno discutendo la legge di Stabilità possano trovare soluzioni immediate è assolutamente folle. Manca la pragmaticità in queste proposte, manca la visione complessiva di quello che si potrebbe fare. Questa manifestazione dei Forconi non è la prima, ma si ripete da qualche anno e i risultati dal 2011 a questa parte sono stati nulli. Ad esempio, gli autotrasportatori da tre anni chiedono l’abbassamento delle accise sui carburanti e queste in tre anni sono aumentate di 15 centesimi

Se Fare fosse al Governo, l’abbassamento delle accise sui carburanti sarebbe una priorità?
Tutti i fattori che incidono sui costi della produzione e sulla pressione fiscale vanno ridotti. Le accise sono state per troppo tempo il borsellino su cui tutti i governi, di Destra e Sinistra, hanno messo mano per fare cassa, creando una situazione ormai intollerabile. E’ una situazione che deve terminare al più presto, anche se purtroppo non lo si può fare dall’oggi al domani. E’ necessario un piano complessivo che parta dalla riduzione e razionalizzazione delle spese e che di conseguenza porti ad una riduzione del carico fiscale complessivo. Le accise sui carburanti sono sicuramente una voce che va toccata, magari partendo da quelle più odiose e antiche come quella del 1935-36 della guerra in Etiopia o quella per il Vajont.

Se Lei fosse Ministro dell’Interno, quale condotta adotterebbe con i manifestanti che bloccano strade  e binari. Farebbe usare gli idranti o eviterebbe lo scontro?
Inviterei prima una delegazione a parlare, per ascoltare le loro richieste. Ci vuole fermezza, ma queste reazioni molto violente sono l’effetto di una distanza abissale tra i problemi delle persone e chi governa. Il governo dovrebbe accogliere le proposte che sono ragionevoli e spiegare le ragioni per cui alcune richieste non possono essere accolte. Un Ministro dell’Interno dovrebbe prima dare questi segnali e poi dopo specificare che ogni azione di tipo violento avrà una risposta pari ed uguale.

Avete intenzione di andare a parlare con i rappresentanti della protesta?
Ci sono già stati un paio di incontri un mese fa e abbiamo avuto la percezione di una protesta molto confusa. Io personalmente ho parlato con alcuni rappresentanti della LIFE Lombardia con  la quale probabilmente qualcosa assieme si farà. Loro si vogliono proporre come sindacato delle partite IVA, una cosa interessante. Hanno posizioni estremamente dure che però hanno oggettivamente un fondamento. Così stiamo parlando anche con Cobas Imprese che non partecipa ai Forconi ma ha già dato vita a manifestazioni nel 2013.

Fare come potrebbe rispondere alle richieste di LIFE e di Cobas Imprese?
Per esempio con delle proposte per tagliare la tassa più odiosa che ci sia: l’IRAP sulle imprese. L’IRAP aumenta il costo del lavoro, è un costo largamente indeducibile per le imprese e si paga anche in caso di perdite, perché dipende dal fatturato e non dal profitto. Vale oggi circa 32 miliardi di gettito. Abolirla subito è complicato, ma può essere tagliata in poco tempo di almeno un terzo.

Un casus belli della protesta è stata la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum. Secondo Lei i Parlamentari sono illegittimi e devono andare a casa o fare prima una legge elettorale?
Noi siamo dell’idea che bisogna aprire una fase costituente. Bisogna fare modifiche costituzionali profonde e una legge elettorale nuova. Non abbiamo ancora elaborato una proposta elettorale, ci sono diverse forme possibili ma bisogna mettere soprattutto mano a quelle riforme che stimolino la crescita economica.

Azione Rurale protesta tra le altre cose perché in Italia è vietata la coltivazione ma non l’importazione degli OGM e di conseguenza gli agricoltori italiani ne risentono. Fare come si pone sulla questione degli OGM?
Siamo alle solite ipocrisie italiane. O ci adeguiamo completamente al mercato o non ci si adegua. Noi siamo per l’adesione completa al mercato e per una nuova legislazione sugli OGM. Fare è a favore della coltivazione degli OGM.

Uno dei collanti della protesta è la critica alla globalizzazione e all’Euro. Pensa che essa abbia avuto più effetti negativi o positivi per l’Italia?
L’Euro ha salvato per diversi anni l’Italia dalla bancarotta, basti considerare il fatto che, prima della moneta unica, il costo degli interessi del debito italiano era intorno all’11%, oggi siamo intorno al 5%. Le vere sfide sono altre, la globalizzazione è senz’altro una di queste. E vi si risponde non col protezionismo, ma con l’innovazione, lo sveltimento dei processi, l’alleggerimento fiscale sulle imprese: tutte cose che in Italia non sono state fatte. La Spagna che queste riforme è riuscita in parte ad attuarle, è uscita dalla recessione. L’Irlanda dopo la crisi profonda del 2008, con queste riforme ha ricominciato quasi subito a crescere. Se attui queste riforme rendendo il nostro sistema più flessibile, aperto e competitivo, tu dalla globalizzazione, dalla moneta forte hai da guadagnare perché paesi come il Brasile, l’India o la Cina stanno vivendo ora il boom economico che noi abbiamo vissuto sessant’anni fa.  

Perché abbiamo da guadagnare dalla moneta forte? Secondo i manifestanti, è proprio la perdita della sovranità monetaria che è tra le cause della crisi.

Fare moneta si tratta semplicemente di introdurre un’altra tassa: quella dell’inflazione. E noi non vogliamo introdurre nuove tasse. Non abbiamo bisogno di altra moneta, anzi in Europa c’è persino un eccesso di moneta circolante perché la politica monetaria della BCE negli ultimi due anni è stata espansiva. Il problema non è l’Euro, ma l’assenza di riforme in Italia che hanno impedito la produzione di ricchezza. Più che criticare l’Euro bisogna eliminare l’eccessiva burocratizzazione dell’Unione Europea, tutte quelle norme sui prodotti agricoli: dalla dimensione dei cocomeri alla forma delle banane. E’ questa l’Europa che va combattuta, quella dell’eccesso di regolamentazione, e ci batteremo per questo alle elezioni europee.

Mi dia una risposta secca: le prime tre riforme che attuerebbe Fare per risolvere la crisi?
Riduzione degli interessi sul debito con le dismissioni, cioè la vendita del patrimonio pubblico con strumenti finanziari che consentono di vendere in maniera intelligente parte del patrimonio pubblico.
Riduzione profonda della spesa dello Stato. Se le aziende sanitarie locali si uniformassero ai criteri di spesa delle tre regioni più virtuose in Italia (Emilia, Lombardia, Veneto), il risparmio annuo sarebbe pari a 9 miliardi l’anno. Con queste risorse, la terza riforma è un drastico taglio delle imposte, a partire dall’IRAP e dall’IRPEF.

Enrico Miglino

4 commenti:

  1. non condivido molte cose: 1. Domande che iniziano con...Se Fare fosse al Governo, se Lei fosse Ministro dell’Interno...inutili bla bla. La realtà di Fare è un'altra. In Trentino alle elezioni provinciali del 27 ottobre siamo stati capaci di prendere lo 0.80%, con una lista incompleta e parte della DR che non si è candidata per ripicche personali e chissà quali sogni di gloria. Sono stato uno dei 29 candidati. A Bolzano non abbiamo nemmeno tentato di presentare una lista. In Basilicata non ci siamo riusciti perché sono sparite le firme. Sabato e domenica scorsi li ho passati a volantinare con il coordinamento 9 dicembre a Trento Nord. Stai tranquilla che nessuno minaccia o usa la violenza. Siamo in tanti con partita iva agricola e titolari e dipendenti di piccole imprese. E non ci fermiamo. Stasera vado a Rovereto Sud a portare legna al presidio. In tutto il nord i presidi continuano a oltranza. Basta chiacchiere da salotto. E le proposte le abbiamo. A votare!!! Marcello Delucca

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    1. Gentile Marcello. I nostri bla bla sono forse inutili, ma vedo con piacere che li ha letti. Se è corretto, dovrebbe però anche chiedersi quanto sono utili i bla bla e i presidi dei Forconi. Quest'articolo, se lo ha letto tutto, si sforza appunto di capire e di far capire quali siano le proposte sensate e concrete del movimento. Se Lei ne ha altre da farci presente, saremo lieti di pubblicarli. Cordiali Saluti, Enrico

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  2. Per altro le violenze ci sono state ci.sono.video a testimonianza. E mi scusi ma " a votare" é un blabla inutile.
    Buona intervista invece sul pezzo.

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