Risale a ieri la denuncia verso il quotidiano
leghista "La Padania", per avere pubblicato una rubrica intitolata
"qui Cecile Kyenge" che elenca tutti gli incontri e le presenze
pubbliche principali del ministro dell'Integrazione. Non si può fare a meno di notare che, in
questo primo mese della rinnovata segreteria del Carroccio guidata
dall'europarlamentare Matteo Salvini, i toni si siano alzati parecchio.
Infatti, oltre ad assistere agli ormai modaioli
proselitismi contro la moneta unica, considerata addirittura come un
"crimine contro l'umanità" dal neo segretario leghista; dichiarazione
che va a cozzare con altre sue parole di elogio all'euro di qualche anno fa, si
nota anche un particolare accanimento verso Cecile Kyenge. L'ultimo episodio ha
visto coinvolto il deputato Buonanno, reo di essersi presentato in aula con la
faccia colorata di marrone (vedi foto). La rubrica inserita ne "La Padania" è
stata inoltre considerata da alcuni esponenti del Partito Democratico come un
fatto gravissimo che non fa altro che alimentare le proteste nel nostro paese.
Parliamo chiaro, anche chi vi scrive
considera Cecile Kyenge uno dei peggiori ministri del governo attualmente in
carica. In primis per
il fatto che, in momenti in cui l'Italia ha affrontato situazioni di emergenza
di flussi migratori, non ha mai speso una parola di sdegno verso quegli
immigrati che delinquono nel bel paese ed in secondo luogo per l'inutilità
pratica del ministero che presiede e che rischia di rivelarsi soltanto una spesa
senza ritorni economici effettivi. I programmi di integrazione ed i fondi
destinati a ciò dovrebbero essere infatti delegati ed affidati alle scuole ed
ai comuni perché si realizzino nel migliore dei modi, come sottolineato dal
sindaco di Verona Flavio Tosi in un'intervista telefonica a Radio24 di qualche
mese fa.
Dopo questa breve considerazione, è però
d'obbligo condannare gli atteggiamenti al limite del circense di alcuni
"pasdaran" leghisti come Buonanno. Ad essi va ricordato che sono
stati eletti e pagati coi soldi pubblici per cercare di proporre
costruttivamente soluzioni al problema dell'immigrazione e non per presentarsi
in aula con la faccia colorata di marrone.
È completamente insensato pensare che un
ministro in carica da nove mesi possa, con la cosiddetta bacchetta magica,
risolvere una annosa questione, che anche la legge Bossi-Fini ( che non è
propriamente di estrema sinistra!) ha contribuito a creare ed in alcuni casi
anche peggiorare.
Viene poi da porsi la seguente domanda.
Ma se all'Integrazione ci fosse un ipotetico ministro Brambilla o Fumagalli
dalla pelle chiara, i leghisti sarebbero sempre cosi severi nelle loro critiche,
spesso distruttive piuttosto che costruttive? Oppure il colore della pelle è
per loro un ideale capro espiatorio su cui concentrare le evidenti mancanze
dell'attuale ministro?
Nicolò Guicciardi
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