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4 aprile 2014

SPQR - Senatus Populusque Renzianus

Da pochi giorni è cominciata in parlamento la discussione  sulla riforma costituzionale del Senato della Repubblica: uno degli argomenti cardine del programma governativo di "una riforma al mese" firmato Matteo Renzi.

Essa prevede una sostanziale modifica della camera in questione , che consiste nella creazione di un "Senato delle Autonomie", composto da sindaci dei capoluoghi di regione, presidenti di regione e consiglieri regionali , nonché da ventuno senatori a vita nominati per alti meriti (ex presidenti della Repubblica inclusi). I componenti di questo nuovo assetto parlamentare non dovrebbero poi ricevere alcuna indennità, se non quella che già spetterebbe loro per quanto riguarda la carica pubblica che ricoprono.

Chi vi scrive è da considerarsi un "D'Alimontiano" di ferro: bisognerebbe abolire completamente il Senato della Repubblica, dato che con una legge elettorale accettabile, che permettesse ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti e tutelasse le minoranze senza compromettere la stabilità governativa, 630 occhi basterebbero e avanzerebbero per monitorare i processi decisionali. La rappresentanza non ne risulterebbe scalfita, anche considerando l'elevato numero di parlamentari italiani per abitante rispetto ad altri paesi come Germania , Regno Unito e USA . E' doveroso però indicare quali potrebbero essere i punti migliorabili in tutto ciò.

Tale assetto raggiunge senza dubbio gli obiettivi che Renzi si era inizialmente posto , ossia quello per cui questa camera non voterebbe la fiducia al governo e non sarebbe di fatto "retribuita" , ma sembra tanto che il risultato finale di questa riforma sia un pot-pourri poco coerente e scarsamente efficace.
Risultano infatti più che condivisibili le affermazioni della senatrice di Sinistra Ecologia e Libertà De Petris, che ha sottolineato pochi giorni fa la possibile trasformazione di tale ramo parlamentare in un "porto di mare" per giunta mal visto dai cittadini, visti i continui arresti e/o rinvii a giudizio dei consiglieri regionali  da pochi mesi tristemente alle luci della ribalta per la malagestione delle risorse pubbliche e le spese pazze, che in un futuro forse non troppo remoto dovrebbero comporla.

Un'ulteriore punto che stride, riguarda la partecipazione all'assemblea dei sindaci delle principali città italiane. La presenza dei primi cittadini  nell' amministrazione delle proprie aree metropolitane in questo modo latiterebbe e susciterebbe senza alcun dubbio i malumori dei cittadini , che hanno tutto il diritto a pretendere la vicinanza dei propri amministratori. Non è infatti un caso che Letizia Moratti fu incredibilmente scalzata da Giuliano Pisapia a Milano, anche per le frequenti assenze dal consiglio comunale.

Il modello che sembra meglio percorribile potrebbe essere quello tedesco , in cui il Bundesrat è composto dai rappresentanti dei Laender , paragonabili in Italia alle attuali province, da sottoporre anch'esse ad un processo di razionalizzazione ed accorpamento. Il Bundesrat ha poteri di veto assoluto e sospensivo sulle questioni meramente di competenza dei Laender stessi, ma non da la fiducia al governo.

Un plauso va comunque allo spirito che sta utilizzando Matteo Renzi , che sta riuscendo nella complessa impresa di far passare le istituzioni italiane da "non fare le cose" a "farle maluccio". Chissà che con ulteriore impegno e perseveranza non si riesca semplicemente a "fare le cose bene". Fino ad allora, in bocca al lupo!



Nicolò Guicciardi 

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