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6 aprile 2014

Il sasso nello Stivale

Se si volesse pensare all’Italia ci si dovrebbe occupare soprattutto delle persone che la popolano. Non sto dicendo nulla di economico, non sto dicendo nulla di politico.                                                           
E nel guardare al microscopio la vita e il pensiero di questi fiabeschi abitanti del paese dei balocchi, bisogna, ogni tanto, ma non raramente, distogliere lo sguardo per vedere dall’alto il dove e il con chi vivono, con che colori si vestono, con che coloritismi si parlano.                                    

E non sto dicendo nulla di nuovo. Ma neanche nulla di scontato. Del resto tutti noi, a modo nostro, ci abbiamo provato. Da bambino i vecchi seduti al bar , o al parco, mi parlavano per soffocare la noia. Parlavano con tutti, anche con me. Il proprietario di uno dei tanti bar nel mio piccolo paese era amico dei miei genitori e mi regalava le caramelle. Era un bar di vecchi. Si parlava del più e del meno e quando saltava fuori la politica tutti la pensavano così: ‘E’ l’arte di fare i propri interessi’. E quando si vota cosa si deve fare? Pensare ai propri interessi.             

Triste, non che non ci sia un fondo di verità, ma triste. Desolante pensare che la furbizia per noi sia un valore, non che non sia utile averla. Da qui passiamo solo per un istante a noi, gente di giusto cuore, che combattiamo una battaglia titanica e non ce ne accorgiamo. Ci definiamo onesti nella terra dei furbi. A noi le volpi piacciono poco, ma cosa possiamo fare?
Da più grande ho visto persone che votavano come votavano i loro genitori, perché la famiglia è la famiglia e tutti pensano che la loro famiglia sia buona e ognuno dentro la sua famiglia si sente al sicuro. Non ci si interroga, perché la famiglia non può agire per il male. La famiglia è bene. La famiglia è dogma italiano.                                            

Ho poi sentito di persone troppo vecchie per cambiare, che votavano in base all’anzianità del candidato, se è troppo giovane non può cambiare lo stato. E se ti provi a spiegare, loro non vogliono capire. Sono anziani, le loro battaglie le hanno già combattute. La vecchiaia è bella, la vecchiaia è giusta, quando si va in pensione si può prendere il passaporto per smettere di imparare, perché nella vecchiaia c’è già sufficiente esperienza. La vecchiaia è dogma italiano.     
Mi è capitato anche di osservare persone che prendono in giro le altre persone loro simili, anche amiche, per farsi due risate e risultare simpatico a quelli con cui parlano e mi sono chiesto, ma da dove lo hanno imparato? Avevo dimenticato che in Italia se vuoi vivere bene devi capire e far tue due cose: la prudenza è la prima, calpestare gli altri è la seconda. E tanto è vero che le campagne elettorali si fanno così, prendendo per il culo gli avversari la maggior parte delle volte gratuitamente, alcune volte perché se lo meritano. Non importa chi sei tu, basta riuscire a dipingere l’altro come un perdente e tu potresti essere anche il più cane della terra,  risulterai comunque il migliore tra i due. La viltà è un dogma italiano.                                  

Vivere di dogmi e mezze verità è un vizio italiano. In sostanza, quale è il punto di sto pezzo di carta, scritto di pugno e di stomaco. Di fegato e di budella. Di cervello e cervella. Il punto è che il più grande problema dell’Italia non è quello economico, non è quello politico, non è quello sociale. Il più grande problema dell’Italia  è quello culturale. E’ dentro di loro, nella loro mente. Bisogna spiegare agli Italiani, insistere con loro, riscaldarli, ribatterli e temprarli, rimodellarli, con le idee giuste in tutti i campi. 

Fare per fermare il declino, in questo senso è, a mio modesto parere, l’unico partito politico, nel panorama italiano, che si interessa del suo popolo. I suoi componenti, si informano, spiegano, intellettualmente seducono. Fare per fermare il declino è quello che l’Italia aveva trovato molto tempo fa, al tempo del rinascimento, e che poi aveva perso. Adesso è tornato.



Francesco Guidorizzi

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