Se si
volesse pensare all’Italia ci si dovrebbe occupare soprattutto delle persone
che la popolano. Non sto dicendo nulla di economico, non sto dicendo nulla di
politico.
E nel guardare al microscopio
la vita e il pensiero di questi fiabeschi abitanti del paese dei balocchi,
bisogna, ogni tanto, ma non raramente, distogliere lo sguardo per vedere
dall’alto il dove e il con chi vivono, con che colori si vestono, con che
coloritismi si parlano.
E non sto
dicendo nulla di nuovo. Ma neanche nulla di scontato. Del resto tutti noi, a
modo nostro, ci abbiamo provato. Da bambino i vecchi seduti al bar , o al parco,
mi parlavano per soffocare la noia. Parlavano con tutti, anche con me. Il
proprietario di uno dei tanti bar nel mio piccolo paese era amico dei miei
genitori e mi regalava le caramelle. Era un bar di vecchi. Si parlava del più e
del meno e quando saltava fuori la politica tutti la pensavano così: ‘E’ l’arte
di fare i propri interessi’. E quando si vota cosa si deve fare? Pensare ai propri interessi.
Triste, non
che non ci sia un fondo di verità, ma triste. Desolante pensare che la furbizia
per noi sia un valore, non che non sia utile averla. Da qui passiamo solo per
un istante a noi, gente di giusto cuore, che combattiamo una battaglia titanica
e non ce ne accorgiamo. Ci definiamo onesti nella terra dei furbi. A noi le
volpi piacciono poco, ma cosa possiamo fare?
Da più grande
ho visto persone che votavano come votavano i loro genitori, perché la famiglia
è la famiglia e tutti pensano che la loro famiglia sia buona e ognuno dentro la
sua famiglia si sente al sicuro. Non ci si interroga, perché la famiglia non
può agire per il male. La famiglia è bene. La famiglia è dogma italiano.
Ho poi sentito di
persone troppo vecchie per cambiare, che votavano in base all’anzianità del
candidato, se è troppo giovane non può cambiare lo stato. E
se ti provi a spiegare, loro non vogliono capire. Sono anziani, le loro
battaglie le hanno già combattute. La vecchiaia è bella, la vecchiaia è giusta,
quando si va in pensione si può prendere il passaporto per smettere di imparare,
perché nella vecchiaia c’è già sufficiente esperienza. La vecchiaia è dogma
italiano.
Mi è
capitato anche di osservare persone che prendono in giro le altre persone loro
simili, anche amiche, per farsi due risate e risultare simpatico a quelli con
cui parlano e mi sono chiesto, ma da dove lo hanno imparato? Avevo dimenticato
che in Italia se vuoi vivere bene devi capire e far tue due cose: la prudenza è
la prima, calpestare gli altri è la seconda. E tanto è vero che le campagne
elettorali si fanno così, prendendo per il culo gli avversari la maggior parte
delle volte gratuitamente, alcune volte perché se lo meritano. Non importa chi
sei tu, basta riuscire a dipingere l’altro come un perdente e tu potresti
essere anche il più cane della terra,
risulterai comunque il migliore tra i due. La viltà è un dogma italiano.
Vivere di
dogmi e mezze verità è un vizio italiano. In sostanza, quale è il punto di sto
pezzo di carta, scritto di pugno e di stomaco. Di fegato e di budella. Di
cervello e cervella. Il punto è che il più grande problema dell’Italia non è
quello economico, non è quello politico, non è quello sociale. Il più grande
problema dell’Italia è quello culturale.
E’ dentro di loro, nella loro mente. Bisogna spiegare agli Italiani, insistere
con loro, riscaldarli, ribatterli e temprarli, rimodellarli, con le idee giuste
in tutti i campi.
Fare per fermare il declino, in questo senso è, a mio modesto
parere, l’unico partito politico, nel panorama italiano, che si interessa del
suo popolo. I suoi componenti, si informano, spiegano, intellettualmente
seducono. Fare per fermare il declino è quello che l’Italia aveva trovato molto
tempo fa, al tempo del rinascimento, e che poi aveva perso. Adesso è tornato.
Francesco
Guidorizzi
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