Trilogia delle battaglie
per i valori assoluti (cap.III)
Alle volte capita a tutti noi di sentirci pesanti per
colpa del fardello che ci portiamo sulle spalle. Come uno zaino enorme, simile
a quelli che si usano per le escursioni e i campeggi. Una sacca piena di
conoscenza, esperienza, vita vissuta, sogni, pensieri, un pizzico di mal di
vivere, la gioia di alcuni momenti indimenticabili, lo stress della giornata
odierna, la consolazione di pensare che domani andrà meglio. Una cartella piena
del nostro passato che ci schiaccia la schiena e molte volte questa pesantezza
ci riduce, di sera, a sprofondare in poltrona. Ma fuori dalla finestra di casa
c’è troppo buon vino da bere per starsene seduti in salotto, annichiliti da ciò
che siamo stati. Quindi il mio proposito di oggi sarà quello di cercare
qualcosa che tutti possiamo buttare via per alleggerire lo zaino e poter quindi
mescere il vino.
La cosa del nostro passato che oggi, noi Italiani,
dovremmo buttar via è il totalitarismo nascosto in noi.
Intendo quello che dobbiamo ancora perdere, quello di
odore fascista e che tuttora ci accompagna. Signori è questo che
dobbiamo sforzarci di buttare via, il fascismo latente. Il fascismo latente che accompagna gli
italiani e in cui io rivedo uno dei problemi fondamentali di molti partiti. Ora
la domanda giusta è: ‘Perché pensi che nel 2014 il popolo Italiano sia ancora
un po’ totalitarista?’ E la risposta giusta è: ‘Perché è così.’ Ha dei residui, delle scorie tossiche, che si
sono infiltrate nella sua mentalità e si sono mimetizzate perfettamente.
Mi sono accorto di una di esse poco tempo fa, quando sentii,
non ricordo bene su che mezzo d’informazione, che i partiti e gli italiani
hanno bisogno di un leader forte. Questa
è una delle bugie più grosse che abbia mai sentito, perché gli italiani non hanno
bisogno di un leader forte, loro vogliono un leader forte, che è cosa ben
diversa. Si sentono persi, impauriti, stremati dalla crisi. Molti non capiscono,
perché non hanno gli strumenti per capire, il complicato mondo dei giochi
politici, o le reti di imbrogli e finissimi nodi della legge, oppure i moti vorticosi e i flussi virulenti
dell’economia. Davanti a questo sentimento che può essere accomunato solo all’angoscia
terribile, lenta e corrosiva, molti
smarriti vogliono un leader forte che gli dica: ‘Hey tranquillo, adesso
ci penso io’ . Sapete perché questo è
pericoloso? Perché i capi forti tranquillizzano, ma imbrigliando la volontà
delle masse, le fanno restare nella propria ignoranza e le impigriscono, le
allontanano dalla politica indirettamente, dato che chi vota il grande capo si
fida di lui e lui sa già quello che deve fare, tu votandolo hai già fatto
quello che potevi. Fine del tuo compito. Il grande capo da risalto, ma allo
stesso tempo oscura il partito, infatti il suo gruppo di appartenenza politica
diventa irrilevante nell’opinione pubblica, del resto a un grande generale
spettano grandi poteri decisionali e detto questo cosa volete che contino i
sottoufficiali rispetto a lui. Quindi si
parla sempre di lui, poche volte di quelli
che gli stanno dietro. Sulle ombre c’è poco da descrivere.
I grandi leader, per essere carismatici si presentano, poi,
come salvatori, come persone che cambiano il giro, amplificando
all’inverosimile il potere reale delle proprie soluzioni. Sono figure teatrali,
animali da palco. Che dipingono un eden con le parole e poi vi dicono: ‘Se mi
votate lo potete avere anche voi.’ Cari lettori avete notato che qua quelli che
prendono più voti sono i partiti dei grandi leader? Sicuramente sì. Spero che
insieme a questo abbiate notato anche che ai grandi capi non vanno a genio le
persone che non vanno d’accordo con loro, all’interno del proprio gruppo
politico. E’ quasi scontato che mettano
nei posti di rilievo strategico persone a loro favorevoli, che cerchino di
portare a se persone a loro sfavorevoli e caccino da se chi, con volontà
inamovibile, dà loro contro. Difficile in queste condizioni offrire il ricambio
politico, necessario per combattere la disonestà, visto che la politica, per
funzionare bene deve essere un mare scosso dalla tempesta. Nella tempesta le
acque non imputridiscono mai.
E ora ditemi che, desiderare e sperare nell’entrata in
politica di una persona del genere, non è una malcelata scheggia di fascismo
che c’è rimasta nello zaino. Toglierla sarebbe da veri rivoluzionari, farsi
abbindolare da essa no di certo. Per fortuna esiste, in questo paese, un
partito che è privo di questo cancro e potete votarlo tutti quanti!
Questo partito è Fare per Fermare il Declino che non ha un
leader forte e questo è uno dei più grandi pregi di Michele Boldrin. Egli stesso non si concepisce
come tale, infatti, come più volte ha ricordato, lui si definisce un traghettatore. Il
marcare la temporaneità del suo ruolo toglie rigidezza alla sua figura e
permette allo stesso tempo di percepire che all’interno di questo partito ci
sono molte altre persone competenti quanto lui, in grado di ricoprire il suo
ruolo. In questo modo permette al partito di crescere e proliferare, di rimanere
attivo e vivace. Tratta il suo partito come un buon padre di famiglia, che
vuole vedere suo figlio crescere sano, forte, e ricco di meriti. Non ha nessun
interesse a metterlo in ombra e farsi potente servendosi di lui. Michele
Boldrin non è un leader forte, ma lui è il leader di cui l’Italia ha bisogno.
Chiaro, lucido, competente e non assetato di potere.
Se tra voi c’è qualcuno che vuole essere un rivoluzionario
vero, cominci a togliere qualcosa dal suo zaino e votare per l’unico partito da
ribelli. Fare per Fermare il declino.
Francesco Guidorizzi