In data odierna il Senato ha approvato
il decreto riguardante i tagli agli sconti fiscali, di cui si era già
ipotizzata una sforbiciata da parte del ministero dell'Economia circa una
settimana fa.
Secondo il Tesoro , vi sarebbero infatti
720 forme di agevolazione fiscale, dette in gergo "spese fiscali",
destinate ad una vasta gamma di settori.
Questa lunga serie di detrazioni
comporterebbe una perdita di gettito fiscale stimabile in circa 250 miliardi di
euro, di cui il Fondo Monetario Internazionale avrebbe identificato come
"aggredibile", senza incappare nella cosiddetta macelleria sociale,
una somma vicina a 60 miliardi di euro. Cifra senza dubbio alcuno, tutt'altro
che trascurabile.
Qui però sorgono i primi interrogativi ;
ci si chiede infatti se il governo utilizzerà questo via libera da parte di
Palazzo Madama come alibi per tagliare le detrazioni in quei settori che vedono
al centro dell'attenzione famiglia e sanità, oppure se procederà come
auspicabile allo snellimento di quegli sconti fiscali identificabili come aiuti
ad imprese ormai anacronistiche, che paradossalmente sono i più insidiosi da
aggredire.
In questo grande calderone spiccano poi
le agevolazioni destinate al settore della politica, come ad esempio lo
scandaloso sconto sull'IVA riguardante l'acquisto di fiammiferi da parte delle
camere e l'esenzione di IRES e IVA sui prodotti venduti alle manifestazioni
politiche, che il governo potrebbe pensare di eliminare per dare il tanto
decantato buon esempio
Nicolò Guicciardi
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