
Oggi poi il premier Enrico Letta è
salito al Quirinale dal Presidente della Repubblica Napolitano per presentare
le dimissioni da lui definite irrevocabili, portando quindi all'avvio delle
consultazioni. A differenza del solito, chi vi scrive vorrebbe per oggi mettere
nel cassetto il tono critico che solitamente viene utilizzato. Già troppi
infatti hanno gridato alla fretta eccessiva e alla mossa suicida e brutale che
porterà inevitabilmente il segretario democratico nell'oblio e a bruciarsi gran
parte dei consensi. Forse è il caso invece di spezzare una lancia verso Matteo
Renzi che, diciamocelo fuori dai denti, è l'unico personaggio nello scacchiere
politico che è riuscito a smuovere, seppur in maniera criticabile e alle volte
pressapochista, alcune riforme decisive e importanti per l'Italia come il Job
Act e la legge elettorale. Detto ciò, non si può fare altro che un grande in
bocca al lupo al segretario democrat per la durissima missione che si
appresterà a portare avanti nei prossimi giorni, non tanto per il suo successo
personale quanto per il futuro del nostro paese.
Ora, i più scettici, giustamente,
obiettano il fatto che non sia possibile, per prima cosa, generare cambiamento
e innovazione quando la pratica con cui è tramontato l'esecutivo Letta e sta
sorgendo il Renzi I è molto simile alle staffette in stile democristiano
tipiche dell'era Rumor nella prima Repubblica. In secondo luogo, si nota
l'illegittimità di un nuovo presidente del consiglio che è ancora meno di Letta
espressione del risultato elettorale scaturito dopo le scorse elezioni. Almeno
Letta era stato almeno eletto in parlamento dai cittadini.
Sono
entrambe due obiezioni sensate senza dubbio, ma alla fine di cosa ci lamentiamo
in Italia quando il"metodo Renzi" è forse il più ortodosso se
pensiamo al fatto che per le consultazioni nei prossimi giorni, al Colle si
presenterà un condannato in via definitiva per Forza Italia, e lo stesso
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato dopo la rielezione
di avere un mandato a termine, violando palesemente l'articolo 85 della
Costituzione.
Viene quindi da pensare che per riformare
un paese culla del paradosso, un azione come quella di Renzi possa essere un
buon inizio. Staremo a vedere.
Nicolò Guicciardi
Il governo non dovrebbe occuparsi del potere esecutivo (ordinaria amministrazione) e il parlamento di quello legislativo? Quindi cambiando governo ma non parlamentari non vedo come si possa uscire dall'immobilismo. Andando avanti a colpi di decreto e fiducia?
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